COSA
SAPERE SUL PARTO
Nel
corso preparto, oltre a conoscere altre panzone e a poter informarti
su tutto ciò che va saputo e sul funzionamento dell'ospedale,
imparerai anche degli esercizi fisici e magari anche di respirazione,
che ti aiuteranno ad affrontare il parto.
Purtroppo
ai corsi si può partecipare solo negli ultimi mesi di gravidanza,
mentre sarebbe auspicabile iniziare da subito a tenere allenato il
corpo.
Leboyer,
che ha scritto libri rivoluzionari come “per una nascita senza
violenza” e poetici come “natività”(vedi "il parto è una tempesta") prende in giro i corsi
preparto che fanno preparare le donne al parto come se si trattasse
di un evento sportivo e le istruiscono su tutta la fisiologia e i
rischi del parto.
Lui
sostiene che il parto è prima di tutto un'esperienza spirituale,
sconvolgente e intima da vivere con consapevolezza, proprio come
potrebbe essere danzare o fare l'amore.
Se
quando mangiamo ci mettiamo a pensare a tutto il percorso del bolo
alimentare, e ai succhi gastrici e villi intestinali, ci nutriamo e
digeriamo forse meglio di quando ci concentriamo sul piacere del
gusto e della sazietà?
Se
la prima volte che abbiamo fatto l'amore avessimo avuto accanto
persone che ci incitavano entrando e uscendo dalla stanza, calcolando
il livello di secrezione vaginale e l'accelerazione cardiaca e
dicendoci come respirare, offrendoci una piccola anestesia locale per
non sentire troppo male e preoccupandosi poi di controllare poi la
rottura dell'imene e disinfettando tutto, sarebbe stata forse stata
un'esperienza piacevole perchè più rassicurante?
Se
ci pensi anche l'atto sessuale non è assolutamente piacevole di per
sé. Può essere l'estasi dei sensi così come qualcosa di mostruoso,
atroce e umiliante se lo si subisce contro la propria volontà.
E
la differenza quale è? Nel primo caso ci si lascia andare
all'esperienza unica e mistica di fondersi con un altro corpo
dimenticandosi di sé e nel secondo caso subisce un'invasione fisica.
La
vera preparazione al parto, sostiene Leboyer, è imparare ad essere
passiva – una cosa molto coraggiosa e poco popolare da proporre a
una donna femminista negli anni settanta.
Con
“passività” lui però intende il coraggio di accettare e non
negare o rifiutare e fuggire la tempesta che è il parto ma
accogliere questa realtà, per quanto violenta e spaventosa,
rimanendo al timone e guidando la nave, prendendo anzi energia
dall'irruenza delle onde e del vento, con il corpo e la mente lucidi
e scattanti, senza tensioni perchè la forza sta nell'essere calmi e
avere i muscoli rilassati, pronti a reagire.
C'è
un momento, durante il parto, in cui senti proprio la paura di
morire. Non è solo la consapevolezza biologica di quanto sia sempre
stato oggettivamente pericoloso per le donne questo momento, c'è
davvero una morte, muore che ciò che siamo state fino a quel
momento, il nostro IO è sopraffatto dal dolore in modo ancora più
sconvolgente di quello che succede quando si fa l'amore perchè
l'ebbrezza e quel senso di perdere sé stessi nell'amore si può
interrompere o limitare se ci sconvolge troppo, in qualche modo
dipende da noi, invece il tumulto del travaglio non dà tregua, devi
passare dì per nascere come madre.
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