martedì 24 maggio 2016

Che cosa è il parto?


COSA SAPERE SUL PARTO

Nel corso preparto, oltre a conoscere altre panzone e a poter informarti su tutto ciò che va saputo e sul funzionamento dell'ospedale, imparerai anche degli esercizi fisici e magari anche di respirazione, che ti aiuteranno ad affrontare il parto.
Purtroppo ai corsi si può partecipare solo negli ultimi mesi di gravidanza, mentre sarebbe auspicabile iniziare da subito a tenere allenato il corpo.
Leboyer, che ha scritto libri rivoluzionari come “per una nascita senza violenza” e poetici come “natività”(vedi "il parto è una tempesta")  prende in giro i corsi preparto che fanno preparare le donne al parto come se si trattasse di un evento sportivo e le istruiscono su tutta la fisiologia e i rischi del parto.
Lui sostiene che il parto è prima di tutto un'esperienza spirituale, sconvolgente e intima da vivere con consapevolezza, proprio come potrebbe essere danzare o fare l'amore.
Se quando mangiamo ci mettiamo a pensare a tutto il percorso del bolo alimentare, e ai succhi gastrici e villi intestinali, ci nutriamo e digeriamo forse meglio di quando ci concentriamo sul piacere del gusto e della sazietà?
Se la prima volte che abbiamo fatto l'amore avessimo avuto accanto persone che ci incitavano entrando e uscendo dalla stanza, calcolando il livello di secrezione vaginale e l'accelerazione cardiaca e dicendoci come respirare, offrendoci una piccola anestesia locale per non sentire troppo male e preoccupandosi poi di controllare poi la rottura dell'imene e disinfettando tutto, sarebbe stata forse stata un'esperienza piacevole perchè più rassicurante?
Se ci pensi anche l'atto sessuale non è assolutamente piacevole di per sé. Può essere l'estasi dei sensi così come qualcosa di mostruoso, atroce e umiliante se lo si subisce contro la propria volontà.
E la differenza quale è? Nel primo caso ci si lascia andare all'esperienza unica e mistica di fondersi con un altro corpo dimenticandosi di sé e nel secondo caso subisce un'invasione fisica.
La vera preparazione al parto, sostiene Leboyer, è imparare ad essere passiva – una cosa molto coraggiosa e poco popolare da proporre a una donna femminista negli anni settanta.
Con “passività” lui però intende il coraggio di accettare e non negare o rifiutare e fuggire la tempesta che è il parto ma accogliere questa realtà, per quanto violenta e spaventosa, rimanendo al timone e guidando la nave, prendendo anzi energia dall'irruenza delle onde e del vento, con il corpo e la mente lucidi e scattanti, senza tensioni perchè la forza sta nell'essere calmi e avere i muscoli rilassati, pronti a reagire.
C'è un momento, durante il parto, in cui senti proprio la paura di morire. Non è solo la consapevolezza biologica di quanto sia sempre stato oggettivamente pericoloso per le donne questo momento, c'è davvero una morte, muore che ciò che siamo state fino a quel momento, il nostro IO è sopraffatto dal dolore in modo ancora più sconvolgente di quello che succede quando si fa l'amore perchè l'ebbrezza e quel senso di perdere sé stessi nell'amore si può interrompere o limitare se ci sconvolge troppo, in qualche modo dipende da noi, invece il tumulto del travaglio non dà tregua, devi passare dì per nascere come madre.

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