giovedì 12 maggio 2016

Lo spazio sacro


Io ci ho messo tanto a trovare la mia formula per salvaguardare un mio spazio interno, un tempo mio, una dimensione tutta mia dove andare a ritrovare l'equilibrio non solo nei momenti difficili, ma anche nei momenti di gioia e condivisione profonda, quando vorresti fonderti con la persona che ami e godere sempre e solo di quell'ebbrezza.
Ma quel tempio interno è importante anche quando attraversiamo le fasi di indifferenza, di apatia, o di turbinio di mille cose da fare che ci affollano i giorni e la mente, perché lì custodiamo la nostra parte più profonda, quella che resta sempre bambina, e guarda ogni cosa con occhi freschi.
Quando sono tornata da Trieste a Milano ero in un momento di caos ed esaltazione al tempo stesso perché consideravo chiusa la mia prolungata post-adolescenza universitaria e dopo la tesi mi si spalancava un mondo si possibilità. Ma prima di librarmi nel mondo mi aspettavano ancora un po' di mesi di sevizio civile e scrittura tesi, a Milano. Sapevo bene quanto i ritmi di questa città, con gli orari di studio e lavoro che mi prefiggevo, il riprendere la vita in famiglia dopo tanti anni, e quella vaga ansia da futuro incerto il tutto mixato in una colata di cemento e smog avrebbero potuto facilmente farmi cadere in un vortice di testa piena e corpo dimenticato, con quel ronzio di sottofondo come se non avessi nessun contatto con la terra e col cielo, con le radici e fiori, col passato e il futuro, con le relazioni umane e spirituali, insomma non so come spiegarlo quel non essere mai dentro alle cose in modo profondo e soddisfacente.
Che cosa potevo fare per evitarlo? Dovevo trovare qualcosa che ogni giorno mi facesse ricordare quali cose sono importanti e fanno stare bene e quali sono insignificanti, oltre a fare stare male.
Iniziavo a intuire sfocatamente che per essere felici bisogna avere una ferrea disciplina, perchè le abitudini dannose spesso le prendiamo e ci prendono solo per pura pigrizia.
Allora sono andata in Val Codera. La piccola valle alpina raggiungibile solo inerpicandosi su per un sentiero estenuante dove andavo a rifugiarmi appena potevo e dove mi sono sentita così libera, bella, forte, senza pensieri... in una parola felice.
Ho sempre pensato che una parte della mia anima se ne stia in Val Codera ad aspettarmi e solo quando arrivo in cima davvero mi ritrovo intera.
E lì, dopo la sudata salita, la notte in tenda sotto le stelle, il risveglio col canto del fiume, abbracciata e coccolata dalle alpi, dal sole e dal vento, col verde brillante contro il cielo blu che mi facevano espandere il cuore all'infinito... lì ho pensato: ecco, se io potessi ogni mattina trovare questo, sentire questo amore incondizionato per il mondo e per me e per gli altri in quanto creature di questa magnifica creazione... allora sì saprei vivere la vita con la giusta prospettiva, senza incastrarmi in cose piccole e stupide.
Allora ho cercato un rituale che potesse aiutarmi a ricreare quello stato di grazia anche sul balcone di casa mia con le macchine che sfrecciano sotto.
Da allora mi sono imposta questo rituale tutte le mattine e, in versione ridotta, anche le sere, appena alzata e appena prima di mettermi a letto. Sapevo che se volevo essere costante non potevo chiedermi troppo se no avrei trovato la solita buona scusa del tempo tiranno e avrei svicolato. Ho stabilito che ci avrei dedicato solo qualche minuto obbligatorio, cercando di prolungare quando ne avevo tempo e voglia. L'unico obbiettivo era cercare, per quei pochi minuti, di lasciare da parte i mille pensieri che a volte ci assalgono già nel dormiveglia, che ci accompagnano in tutta la giornata e la sera ci travolgono prima di prendere sonno quando siamo più indifesi per la stanchezza.
Questo spazio sacro e inalienabile mi ha permesso di non iniziare ogni mattina con il carico di pensieri e ansie del giorno di prima da sommare a quelle del giorno presente e a quelle dell'indomani, ma di avere un respiro in mezzo che mi facesse apparire, almeno per una frazione di secondo, le cose nella giusta dimensione, rispettando l'adagio “ad ogni giorno basta la sua pena”.

Se vuoi in queste pagine posso raccontarti in cosa consistono questi rituali, anche se credo che ognuno si possa trovare i suoi, anche perchè poi nelle varie fasi della vita si può avere l'esigenza di cambiarli, per esempio in gravidanza non riuscivo e non avevo voglia di fare le stesse cose che facevo prima.
Però nel mio sperimentare movimenti, suoni e parole riecheggiano sempre saggezze apprese da altri, che mi hanno stimolano e fatto scoprire angolazioni che da sola avrei ignorato.
Non so se ti interessa, se hai voglia di provare. Sarebbe diverso se lo facessimo dal vivo...però queste cose che ti racconto sono il mio più grande tesoro, non saprei cosa regalarti di più prezioso di me, prendile così se anche non sai cosa fartene.
Per incominciare ti scrivo una canzone che cantavamo alle elementari e che mi ha aiutato a ritrovare un contatto con qualcosa di calmo e forte che se ne stava dentro di me.
La melodia te la potrei cantare, oppure puoi inventartela tu, oppure puoi solo dire le strofe e poi sperimentare melodie con le vocali con cui si chiude ogni strofa.

SULLA TERRA BENE STO
SENZA MAI TREMARE
E DAI SASSI IMPARERò
FERMO E FORTE STARE

A a a aaa A a a a aa


E NELL'ACQUA NUOTERò
SENZA AVER PAURA
COME UN PESCE GUIZZERò
IN UN ONDA PURA

E e e eee E e e e ee
 


POI NELL'ARIA SALTERò
E VORREI VOLARE
DAGLI UCCELLI IMPARERò
VERSO L'ALTO ANDARE

I i i iii I i i i ii
 


VERSO IL SOLE GUARDERò
E SU TUTTI I FIORI
I SUOI RFAGGI SCOPRIRò
SCIOLTI IN BEI COLORI

O o o ooo O o o o oo

TERRA ACQUA ARIA E SOL
SIETE I MIEI FRATELLI
E NEL CUOR VI PORTERò COME DONI BELLI

U u u uuu U u u u uu
 

 

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