Io
ci ho messo tanto a trovare la mia formula per salvaguardare un mio
spazio interno, un tempo mio, una dimensione tutta mia dove andare a
ritrovare l'equilibrio non solo nei momenti difficili, ma anche nei
momenti di gioia e condivisione profonda, quando vorresti fonderti
con la persona che ami e godere sempre e solo di quell'ebbrezza.
Ma
quel tempio interno è importante anche quando attraversiamo le fasi
di indifferenza, di apatia, o di turbinio di mille cose da fare che
ci affollano i giorni e la mente, perché lì custodiamo la nostra
parte più profonda, quella che resta sempre bambina, e guarda ogni
cosa con occhi freschi.
Quando
sono tornata da Trieste a Milano ero in un momento di caos ed
esaltazione al tempo stesso perché consideravo chiusa la mia
prolungata post-adolescenza universitaria e dopo la tesi mi si
spalancava un mondo si possibilità. Ma prima di librarmi nel mondo
mi aspettavano ancora un po' di mesi di sevizio civile e scrittura
tesi, a Milano. Sapevo bene quanto i ritmi di questa città, con gli
orari di studio e lavoro che mi prefiggevo, il riprendere la vita in
famiglia dopo tanti anni, e quella vaga ansia da futuro incerto il
tutto mixato in una colata di cemento e smog avrebbero potuto
facilmente farmi cadere in un vortice di testa piena e corpo
dimenticato, con quel ronzio di sottofondo come se non avessi nessun
contatto con la terra e col cielo, con le radici e fiori, col passato
e il futuro, con le relazioni umane e spirituali, insomma non so come
spiegarlo quel non essere mai dentro alle cose in modo profondo e
soddisfacente.
Che
cosa potevo fare per evitarlo? Dovevo trovare qualcosa che ogni
giorno mi facesse ricordare quali cose sono importanti e fanno stare
bene e quali sono insignificanti, oltre a fare stare male.
Iniziavo
a intuire sfocatamente che per essere felici bisogna avere una ferrea
disciplina, perchè le abitudini dannose spesso le prendiamo e ci
prendono solo per pura pigrizia.
Allora
sono andata in Val Codera. La piccola valle alpina raggiungibile solo
inerpicandosi su per un sentiero estenuante dove andavo a rifugiarmi
appena potevo e dove mi sono sentita così libera, bella, forte,
senza pensieri... in una parola felice.
Ho
sempre pensato che una parte della mia anima se ne stia in Val Codera
ad aspettarmi e solo quando arrivo in cima davvero mi ritrovo intera.
E
lì, dopo la sudata salita, la notte in tenda sotto le stelle, il
risveglio col canto del fiume, abbracciata e coccolata dalle alpi,
dal sole e dal vento, col verde brillante contro il cielo blu che mi
facevano espandere il cuore all'infinito... lì ho pensato: ecco, se
io potessi ogni mattina trovare questo, sentire questo amore
incondizionato per il mondo e per me e per gli altri in quanto
creature di questa magnifica creazione... allora sì saprei vivere la
vita con la giusta prospettiva, senza incastrarmi in cose piccole e
stupide.
Allora
ho cercato un rituale che potesse aiutarmi a ricreare quello stato di
grazia anche sul balcone di casa mia con le macchine che sfrecciano
sotto.
Da
allora mi sono imposta questo rituale tutte le mattine e, in versione
ridotta, anche le sere, appena alzata e appena prima di mettermi a
letto. Sapevo che se volevo essere costante non potevo chiedermi
troppo se no avrei trovato la solita buona scusa del tempo tiranno e
avrei svicolato. Ho stabilito che ci avrei dedicato solo qualche
minuto obbligatorio, cercando di prolungare quando ne avevo tempo e
voglia. L'unico obbiettivo era cercare, per quei pochi minuti, di
lasciare da parte i mille pensieri che a volte ci assalgono già nel
dormiveglia, che ci accompagnano in tutta la giornata e la sera ci
travolgono prima di prendere sonno quando siamo più indifesi per la
stanchezza.
Questo
spazio sacro e inalienabile mi ha permesso di non iniziare ogni
mattina con il carico di pensieri e ansie del giorno di prima da
sommare a quelle del giorno presente e a quelle dell'indomani, ma di
avere un respiro in mezzo che mi facesse apparire, almeno per una
frazione di secondo, le cose nella giusta dimensione, rispettando
l'adagio “ad ogni giorno basta la sua pena”.
Se
vuoi in queste pagine posso raccontarti in cosa consistono questi
rituali, anche se credo che ognuno si possa trovare i suoi, anche
perchè poi nelle varie fasi della vita si può avere l'esigenza di
cambiarli, per esempio in gravidanza non riuscivo e non avevo voglia
di fare le stesse cose che facevo prima.
Però
nel mio sperimentare movimenti, suoni e parole riecheggiano sempre
saggezze apprese da altri, che mi hanno stimolano e fatto scoprire
angolazioni che da sola avrei ignorato.
Non
so se ti interessa, se hai voglia di provare. Sarebbe diverso se lo
facessimo dal vivo...però queste cose che ti racconto sono il mio
più grande tesoro, non saprei cosa regalarti di più prezioso di me,
prendile così se anche non sai cosa fartene.
Per
incominciare ti scrivo una canzone che cantavamo alle elementari e
che mi ha aiutato a ritrovare un contatto con qualcosa di calmo e
forte che se ne stava dentro di me.
La
melodia te la potrei cantare, oppure puoi inventartela tu, oppure
puoi solo dire le strofe e poi sperimentare melodie con le vocali con
cui si chiude ogni strofa.
SULLA
TERRA BENE STO
SENZA
MAI TREMARE
E
DAI SASSI IMPARERò
FERMO
E FORTE STARE
A
a a aaa A a a a aa
E
NELL'ACQUA NUOTERò
SENZA
AVER PAURA
COME
UN PESCE GUIZZERò
IN
UN ONDA PURA
E
e e eee E e e e ee
POI
NELL'ARIA SALTERò
E
VORREI VOLARE
DAGLI
UCCELLI IMPARERò
VERSO
L'ALTO ANDARE
I
i i iii I i i i ii
VERSO
IL SOLE GUARDERò
E
SU TUTTI I FIORI
I
SUOI RFAGGI SCOPRIRò
SCIOLTI
IN BEI COLORI
O
o o ooo O o o o oo
TERRA
ACQUA ARIA E SOL
SIETE
I MIEI FRATELLI
E
NEL CUOR VI PORTERò COME DONI BELLI
U
u u uuu U u u u uu
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